DOMENICHE DI QUARESIMA - La Via Crucis

Ogni domenica di Quaresima, presso la Chiesa di S. Giovanni a Villa, viene eseguita, dalla Corale dei confratelli del SS. Crocifisso, con l'accompagnamento dell'harmonium, la bellissima "Via Crucis" musicata da Padre Serafino Marinosci su testo dell'Abate Pietro Metastasio.
La "Via Crucis" fu eseguita per la prima volta nella chiesa nel 1955 e, dopo qualche anno di silenzio concomitante con il commissariamento dell'Arciconfraternita, è stata ripresa nel 1980 e si esegue ancora oggi.








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TESTO DELLA "VIA CRUCIS"
di Padre Serafino Marinosci
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Introduzione
Teco vorrei Signore,
oggi portar la croce,
nella tua doglia atroce
io ti vorrei seguir.
Ma troppo infermo e lasso,
donami, tu, coraggio,
acciò nel mesto viaggio,
non m’abbia da smarrir.
Tu col prezioso sangue
Vammi segnando i passi
Ch’io laverò quei sassi
Col mio lacrimar.
Né temerò smarrirmi
Pei monte del dolore,
quando il tuo santo amore
m’insegni a camminar.
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I Stazione: Gesù è condannato a morte
Se il mio Signor diletto
A morte hai condannato
Spiegami almen Pilato
Qual fosse il suo fallir?
Che se poi l’innocenza
Da te error si appella
Per colpa così bella
Potessi anch’io morir
.
II Stazione: Gesù abbraccia la croce
So che del tuo supplizio
Appare reo ch’il porta.
So che la pena è scorta
Del già commesso error.
Ma se Gesù si vede
Di croce caricato,
paga l’altrui peccato
il suo immenso amor.
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III Stazione: Gesù cade la prima volta sotto la Croce
Chi porta in pugno il mondo
A terra è già caduto,
né gli si porge aiuto,
oh ciel che crudeltà.
Se cade l’uomo ingrato
Tosto Gesù il conforta.
Ed è per Gesù morta,
al mondo ogni pietà?
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IV Stazione: Geù incontra la sua Santissima Madre
Sento l’amaro pianto
Della dolente Madre
che gira fra le squadre
in traccia del suo Ben.
Sento l’amato Figlio,
che dice: Madre, addio;
più fier del dolor mio,
il tuo mi passa il sen.
. 
V Stazione: Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce
Se di tue crude pene
Son’io, Signore, il reo
Non deve il Cireneo,
la Croce tua portar.
Se io sol potei per tutti
Di Croce caricarti,
potrò in aiutarti
per uno sol bastar.
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VI Stazione: Gesù è asciugato dalla Veronica
Sì vago è il vostro affanno
Bel volto del mio bene,
che quasi di voi diviene
amabile il dolor.
In cielo che sarete
Se in rozzo velo impresso
Da tante pene oppresso
Innamorate ancor.
.
VII Stazione: Gesù cade la seconda volta sotto la Croce
Sotto i pesanti colpi
Della ribalda scorta,
un nuovo inciampo porta
a terra il mio Signor.
Più teneri dei cuori
Siate voi, duri sassi,
né più ingombrate i passi
al vostro Creator.
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VIII Stazione: Gesù consola le donne di Gerusalemme
Figlie non più su queste
Piaghe, che porto impresse,
ma sopra di voi stesse
vi prego lacrimar.
Serbate il vostro pianto,
o sconsolate donne,
quando l’empia Sionne
vedrete rovinar.
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IX Stazione: Gesù cade la terza volta sotto la Croce
L’ispido monte mira
Il Redentor languente,
e sa che inutilmente
per molti ha da salir.
Quest’orrido pensiero,
sì al vivo il cuor gli tocca,
che languido trabocca,
e sentesi morir.
. 
X Stazione: Gesù è spogliato e abbeverato di fiele
Mai l’arca del Signore,
del vei si vide scarca.
È ignudo il Dio dell’arca
Vedrassi e senza vei.
Se nudità si bella
Or ricoprir non sanno;
dite, mio Dio,
che fanno i Serafini in ciel?
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XI Stazione: Gesù è inchiodato sulla Croce
Vedo sul duro legno
Disteso il mio diletto
e il primo colpo aspetto
dall’empia crudeltà.
Quelle preziose mani
Che al tornio sembran fatte,
ahi che il martel le batte
senz’ombra di pietà.
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XII Stazione: Gesù muore in Croce
Veder l’orrenda morte
Del suo Signor non puote,
onde si copre il sole
e mostra il suo dolor.
Trema commosso il mondo;
il sacro Vei si spezza
piangon per tenerezza
i duri marmi ancor.
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XIII Stazione: Gesù è deposto dalla Croce
Tolto di croce il Figlio,
l’avide braccia stende
l’afflitta Madre e prende
nel grembo il morto Ben.
Versa per gli occhi il core
In lacrime disciolto;
bacia quel freddo volto,
e se lo stringe al sen.
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XIV Stazione: Gesù è posto nel sepolcro
Tomba che chiudi in seno
Il mio Signor già morto,
fin ch’ei non sia risorto
non partirò da te.
Alla spietata morte
Allor dirò con gloria,
dov’è la tua vittoria,
dov’è, dimmi dov’è?
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Mottetto alla Vergine desolata
 Muta, trafitta, immobile
Madre dolente stai!
E dal Diletto esanime
Gli occhi staccar non sai.
Spente le luci pallide
Le amate guance miri,
le labbra non più rosee,
cessati anch’i sospir.
Ahi! Quanto, o Madre amabile,
Fia grande il tuo dolor!


- Testo a cura di Rosario Ago.
- Foto tratta dal web.
* * Esprimo il mio doveroso e sentito ringraziamento ai carissimi amici Pasquale e Rosario Ago per avermi concesso di pubblicare il presente materiale fotografico ed alcune loro note sulla Settimana Santa sessana.